Introduzione
Volendo seguire uno schema logico nel strutturare
questo libro, comincio facendo note sull'autore. Chiedo scusa
sin da ora se troverete difficoltà nel seguire, o trovare il
filo conduttore del discorso. Non ho metodo. Scrivo di getto
passando dal tecnico all'artistico senza regole.
Definirsi autore è difficile, molto! Figurarsi se
lo devono fare gli altri. Peggio se devi dar ragione di questa
definizione. Scrivo copioni, sì. E allora? Basta questo per
definirsi. Credo proprio di no.
Il mio punto di partenza, come per altri credo, è
un'idea che piano prende spazio e tempo. Se ne va e ritorna,
suggerisce battute e si lascia dimenticare. L’idea che mi piace
la traduco in copione. E questo potrebbe essere un guaio,
perché, per il solo fatto che mi piace vive già da sé e il
ricamare sopra delle battute e delle situazioni teatrali
potrebbero togliere ossigeno, bellezza a quell'idea. E se
considero che quest'idea deve raggiungere un pubblico che può
cogliere o no quanto io vorrei trasmettere, capite che i troppi
passaggi possono far modificare o addirittura soffocare
quell'idea iniziale, quello start di partenza. Allora, che fare?
Non basta scrivere. No! Prima ancora delle
tecniche di scrittura occorre creare lo spazio e il tempo nel
copione. Passare dalla mente alla carta senza corrompere
quest'intuizione, questa bellezza pura che incita, che crea
desiderio di scrivere. Idea intesa non solo in senso
concettuale, ma anche e soprattutto spirituale. Idea, proprio
nel suo valore etimologico, indica forma. Eidos, in greco
significa forma. Per il teatro, l'autore deve arrivare prima
alla forma, perché il copione e la recita sono la materia. E non
può esistere nessuna materia in modo informe. Un libro ha come
materia la carta o altro materiale, ma cosa importante, ha la
forma di libro. E noi lo riconosciamo come tale proprio per
quello, non perché è fatto di carta.
Lo stesso vale per il teatro. Chi scrive deve
prima di tutto preoccuparsi dell'idea; poi del copione e delle
scene. Deve ricercare con verità e semplicità quest'idea, perché
essa arriva come una rivelazione, ma si sottrae immediatamente
alle ganasce del concetto. L'arte tutta vive quanto il tempo
della sua rivelazione e si perpetua nella storia perché
l'artista opera una liberazione nei suoi confronti proprio a
partire dalla materia o dallo strumento. Che grandiosità! Il
pittore attraverso la materia e il colore sulla tela compie quel
processo di liberazione dal mondo, e il quadro appare nella sua
bellezza spirituale. Il musicista lo fa attraverso la
composizione di note sul pentagramma e l'orchestra fa vibrare
questa forzanei
suoi strumenti.
L’attore lo fa recitando. Versi, battute,
personaggi, scena. Un tutt’uno nel grande gioco dell’arte, della
comunicazione di elementi soprannaturali che prendono vita, si
rendono visibili, prendibili, memorabili in chi della sua vita
ha scelto di farne uno strumento o un arnese per fare
arte, cultura, spettacolo.
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